Musiche di Ruggero Leoncavallo
Libretto di Giovacchino Forzano
Compagnia di Operette Alfafolies
Coro “Carmine Casciano”
Balletto Alfaballett
Scene e Costumi della Compagnia
Regia di Augusto Grilli
A Londra si sta svolgendo una festa di beneficenza per “l’erigendo ricovero per i piccoli cani melanconici”.
Max, principe ereditario di Portowa, è a Londra con il precettore Gin, ma nessuno sa delle sue nobili origini. Max è innamorato, ricambiato, della fioraia Lilian Varry, che partecipa alla festa avvolta da una ghirlanda di rose e balla il valzer dei fiori. Quando il principe deve ripartire chiede a Lilian di raggiungerlo a Portowa. Tornato in patria, la reggente Mikalis gli propone di sposare la principessa Anita, fidanzata di Don Pedro: il paese è in crisi economica, e lui non può permettersi di sposare una fioraia. Arriva Lilian, che scopre la vera identità di Max e crede di essere stata ingannata, ma per sposarla Max è disposto ad abdicare e aderire alla rivoluzione per spodestare la reggente. Don Pedro confida a Lilian le difficoltà del paese, e la ragazza decide di andarsene. Max viene proclamato re, ma, convinto di essere stato abbandonato da Lilian, si rifiuta di firmare la costituzione. La folla insorge, ma ecco apparire Lilian, che lo prega di firmarla con lo stelo di una rosa. Max firma, e chiede al popolo di poter sposare la fioraia londinese.
Nel 1911 Leoncavallo si trovava a Londra per un allestimento di Pagliacci: qui scrisse l’operetta “La reginetta delle rose”, ambientata proprio a Londra. L’idea di questo titolo era nata a Montecatini, nel corso di un incontro con Giovacchino Forzano. Il libretto non si discosta troppo dagli schemi imperanti: un tenore innamorato, un soprano che lo ricambia senza speranza, un mezzosoprano dal carattere dispotico, una soubrette, ben due comici.
Relativamente nuove sono le figure dei due cospiratori Sparados e Kramodos: la voce di basso, per entrambi li accomuna a due lontani progenitori, Samuel e Tom del verdiano “Un ballo in maschera”, anche se qui è ovviamente accentuato il carattere macchiettistico.
Il modello di Leoncavallo è la classica e briosa operetta viennese e l’operazione mimetica gli riesce assai bene. La reginetta delle rose è divertente, ricca di melodie garbate ed eleganti, esempio di leggerezza di orchestrazione, con pagine di grande efficacia teatrale come il valzer dei fiori e il duettino del telefono di Don Pedro e Anita. Riconosciamo anche ritmi meno usati: il tempo di gavotta, ad esempio, o il travolgente galop che chiude il primo atto, alla maniera di Jacques Offenbach. Non può mancare, naturalmente, qualche frase lirica di chiara fattura melodrammatica, specie nei momenti sentimentali, come il duettino dell’addio di Lilian e Don Pedro. I duetti comici sono invece rinvigoriti da un divertente e divertito spirito grottesco.
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